PMI, come recuperare i crediti che “scappano” all’estero

intermediachannel.it(1) (1)_800x533La statistica UE: 1 milione di piccole medie imprese ha difficoltà a recuperare i crediti transfrontalieri, perdendo ogni anno 600 milioni di euro

Cosa mette in ginocchio le piccole e medie imprese? Sempre più spesso, il mix tra mancati pagamenti e crediti deteriorati causati dall’insolvenza di clienti e fornitori. Molte piccole realtà, negli ultimi anni, sono state costrette a licenziare dipendenti, nel migliore dei casi, o a chiudere i battenti, a causa di questo fenomeno, accentuato a dismisura dalla crisi economica e finanziaria. In Italia, la cronica lentezza della giustizia e della burocrazia, con la sua difficoltà nell’individuare i debitori e costringerli a pagare, ha fatto il resto.

La legge di stabilità del 2016 ha cercato di porre freno a questo trend con l’introduzione del “Fondo Sirenella”, sotto forma di aiuto finanziario (nello specifico, prestiti a tassi agevolati) per le aziende in crisi a causa dei mancati pagamenti. Con un apposito emendamento la possibilità di accedere al fondo sarà estesa anche alle Pmi con procedimenti in corso successivi al 1° gennaio 2016, eliminando il vincolo temporale previsto dalla prima stesura della normativa. Il Fondo ha messo a disposizione 30 milioni di euro per il triennio 2016-2018.

Nel frattempo, l’Unione europea ha varato nuove disposizioni per rendere più facile il recupero crediti transfrontaliero, con l’obiettivo di armonizzare le diverse legislazioni nazionali e far sì che le sentenze di insolvenza siano immediatamente riconoscibili e applicabili in tutti gli Stati membri.

Gli analisti e la stampa di settore l’hanno rinominata “turismo dei fallimenti”: è la tendenza delle imprese debitrici, poco prima del fallimento, a trasferire la sede all’estero, in particolare in quei paesi che rendono impossibile – o particolarmente complicato – il recupero crediti, lasciando in grossa difficoltà le aziende che hanno lavorato e aspettano di incassare il pagamento dovuto. Le nuove regole hanno risposto alle tante Pmi che si chiedevano come recuperare crediti “fuggiti” all’estero: l’UE ha infatti stabilito che, prima che un’azienda sposti la sede legale in un paese estero, un giudice dovrà verificare che il trasferimento non sia motivato dalla ricerca di una normativa più morbida e “aggirabile” in tema di insolvenza e recupero del credito.

In caso di credito “transfrontaliero” di natura civile e commerciale, i creditori potranno chiedere l’attivazione di un’apposita ordinanza UE che consente il sequestro conservativo del conto corrente bancario del debitore. In questo modo, in attesa della decisione del giudice competente, sarà più facile evitare che il patrimonio del debitore “sparisca” da un giorno all’altro. L’applicazione dell’ordinanza, che consentirà di “cristallizzare” la situazione prima della sentenza definitiva, è limitata ai casi in cui creditore e il conto bancario del debitore siano in due paesi diversi; il sequestro preventivo non può essere invece richiesto per crediti di materia fiscale, doganale e amministrativa, tantomeno per quanto riguarda testamenti o diritti patrimoniali che derivano dal regime matrimoniale.

Al fine di tutelare le imprese creditrici sono stati anche varati i registri fallimentari elettronici dei paesi UE: dall’estate del 2019 gli archivi dati digitali degli stati membri saranno collegati tra loro, per rendere più facili e veloci le azioni dei tribunali nazionali in caso di insolvenze.