Sai fare il vino in casa? Scopri come!

vino_in_casa_600x600Non solo gli enologi esperti o chi ha fatto dei corsi sommelier Milano, può essere in grado di farsi il vino in casa. Ovviamente, se si possiedono una vigna, oppure gli strumenti adatti per lavorare le uve!

Intanto, vediamo i semplici passi da fare per vinificare in casa, senza creare “pasticci”. Già, perché fare il vino da soli rappresenta una vera sfida ma la prima volta sarà sicuramente importante per capire dinamiche e passaggi.

Bisogna prima di tutto avere degli spazi adeguati ai processi da effettuare, e poi documentarsi al meglio prima di partire, sulla capacità di selezione delle uve e le tecniche di vinificazione.

Selezione e acquisto delle uve

Chi deve procedere all’acquisto dell’uva dovrà selezionarla in base agli obiettivi da raggiungere per la produzione di rossi, rosé o bianchi e, soprattutto, da uve particolari.

Sul mercato si trovano molte uve disponibili durante la stagione della vendemmia, e bisogna stare bene attenti che non sia uva raccolta umida, dato che l’acqua può diluire il mosto. Ogni grappolo va pulito dai chicchi rovinati.

Da ogni quintale di uva si producono circa 70 litri di vino, se il lavoro è fatto tramite torchio – in casi diversi, la resa è minore.

Il mosto e la sua fermentazione

Si porta poi l’uva alla pigiatura, per creare il mosto dalla rottura degli acini, spesso affidandolo a degli esperti – il macchinario della pigiatura è in grado anche di effettuare la diraspatura, ovvero la separazione dei chicchi dai raspi – un tempo si faceva manualmente, e chi vuole può continuare questa tradizione, seppur impegnativa!

Il mosto, polpa e bucce e succo, andrà poi messo nei contenitori appositi, le antiche tinozze o tini, per andare verso la fermentazione.

In questa fase il vino va tenuto nei locali areati e puliti, senza odori che possano contaminare quelli del mosto, e si inizia così la fermentazione del vino nei giorni seguenti. Dovuta all’anidride carbonica (per questo è fondamentale che i locali siano areati), la fermentazione è una fase di scelte per chi fa vino. A questo punto arriva la selezione e l’inserimento dei lieviti artificiali, così come l’eventuale scelta di creare dei vini a fermentazione naturale, cui si utilizzano solo i lieviti stessi del vino.

Il processo chimico fermentativo avviene tramite lieviti o microrganismi presenti sulle bucce degli acini, in grado di scomporre lo zucchero del mosto trasformandolo in alcol nell’arco di 2 settimane tramite fermentazione naturale. Usando dei lieviti artificiali, i tempi mutano ma è necessario essere degli esperti nel settore lieviti e solfiti.

È importante sempre coprire il contenitore dove risiede il mosto, la tinozza, per evitare che tracimi durante il ribollire della fermentazione, e anche è fondamentale tenere la temperatura costante (20-25 °C) tramite questa copertura, dato che con il caldo la lievitazione aumenta in modo anomalo mentre col freddo si blocca.

Le bucce vanno smosse almeno 2 volte al giorno, per evitare che formino una patina tale da impedire all’ossigeno di arrivare fino in fondo.

Pressatura del mosto e affinamento del vino

La pressa da vino deve ricevere il mosto fermentato, senza esagerare con la pressione, per estrarre il succo del mostro senza strizzare al massimo le bucce (il vino diventerebbe amaro).

Dopo di che, il vino va affinato, ovvero fa fatto raffinare nelle classiche damigiane di vetro, e per i più esperti, è qui che si inseriscono anche i tannini da aggiungere al vino – operazione da veri intenditori, è necessario studiarla a fondo!

Le damigiane vanno fatte riposare finché non se ne eliminano i sedimenti sul fondo, travasando il vino nell’operazione della chiarificazione. In questa fase i residui sul fondo non si devono scuotere, ma si deve travasare il vino lentamente. Contemporaneamente si assaggia, per capire se è diventato aceto!

Per evitare una nuova fermentazione in vetro, si utilizzano i solfti (tavolette di zolfo e altri composti di sodio e potassio), per scongiurare l’acidità del vino, la sua ossidazione, e la sua fine ingloriosa…

sul loro uso è bene informarsi, in alcune quantità sono consentiti ma in altre sono vietati dalla legge, e quindi per la propria salute e per una corretta vinificazione, ci si può studiare le normative europee, basate sul Reg. CE No 606/2009 (limite massimo ai solfiti nel vino 150 mg/l per i rossi e 200 mg/l per i bianchi, 200 e 250 mg/l per vini dolci, e deroghe per alcuni tipi di vino).

L’ultima fase è quella di imbottigliamento, in cui si travasa il vino dalla damigiana e si fanno restare i sedimenti sul fondo i sedimenti.

Arriva l’ultimissima operazione: sigillare la bottiglia col tappo, sughero o silicone che sia, per poterla poi stappare e gustare al momento opportuno!